sabato 24 dicembre 2011

Camminare, nuotare sugli ordigni

Di Italo Interesse
Dopo ‘La mia bonifica’, Giovanni Lafirenze torna sul tema della bonifica bellica con una nuova pubblicazione edita da Florestano
Nel 2006 per i tipi dell’editore Florestano usciva ‘La mia bonifica’, un libro a firma di Giovanni Lafirenze, tecnico BMC (Bonifica Campi Minati). A distanza di cinque anni, con caparbietà, l’autore - un barese classe ’59 – torna sull’argomento. ‘Schegge assassine’ (Florestano, 2011) è prosieguo di una personale campagna ...

Nel 2006 per i tipi dell’editore Florestano usciva ‘La mia bonifica’, un libro a firma di Giovanni
Lafirenze, tecnico BMC (Bonifica Campi Minati). A distanza di cinque anni, con caparbietà,
l’autore - un barese classe ’59 – torna sull’argomento. ‘Schegge assassine’ (Florestano, 2011) è
prosieguo di una personale campagna di sensibilizzazione contro l’indifferenza e il pressapochismo
dell’uomo della strada e del Pubblico Amministratore. E’ inquietante la quantità di residuati bellici
in cui ancora incappano agricoltori, operai, pescatori, sub, escursionisti. E’ il risultato –
limitatamente al territorio nazionale – di due guerre mondiali e di una mancata, sistematica azione
di bonifica delle moltissime aree che furono teatro di guerra. Il fatto che più ordigni dormano sotto
terra o sul fondo del mare anche da quasi un secolo non esclude che questi congegni non siano
ancora in grado di “portare a termine la propria missione di morte”. Con puntiglio, Lafirenze
raccoglie le testimonianze più recenti. Il piccolo dossier abbraccia l’intero territorio nazionale.
Vediamo i ‘casi’ pugliesi. Nelle acque di San Cataldo il 24/8/ ’06 viene individuato un siluro. Nel
mare di Palese (18/1/’07) sub rinvengono una bomba d’aereo da 1000 lb di fabbricazione USA.
Ancora in Adriatico, questa volta all’altezza di Capitolo, il 29/8/’07 uomini dello SDAI di Taranto
identificano una bomba torpediniera antisommergibile modello MK6 risalente al secondo conflitto
mondiale. Spostiamoci sulla terraferma. In contrada Rifezza (Gravina) il 3/5/’09 un agricoltore
disseppellisce un altro ordigno. Nel territorio di Lucera (1/8/09) un residuato esplode durante un
incendio di sterpaglie. Tra Francavilla Fontana e Villa Castelli un raccoglitore di rottami trova fra
gli sterpi una bomba anticarro. A Savelletri il caso più interessante, non tanto per la ‘qualità’ del
rinvenuto ma per le scorrettissime modalità di recupero dello stesso : ”Un sub nota una bomba a
amano... la recupera... la posa tra gli scogli... L’ordigno dimenticato incautamente sul posto, viene
trascinato in mare a causa di una mareggiata”. Il ragazzo, ammonisce Lafirenze, non avrebbe
dovuto recuperare nulla, ma usare una semplice boetta di segnalazione o, in alternativa, anche una
bottiglia di plastica, una cima e un sasso come corpo morto. Il tema della leggerezza con cui il non
professionista si accosta al reperto è ripreso più avanti. Quando una ditta addetta al ‘movimento
terra’ (lavori di sterro o di sbancamento) opera dove non si è provveduto ad alcuna opera di
bonifica, può succedere che mescolati a sassi, fango, argilla, sabbia, si celino granate di piccolo e
medio calibro. Ebbene gli addetti ai bulldozer e ai tir non sanno quante volte rischiano la vita per
via delle sollecitazioni che gli ordigni subiscono dal momento in cui la benna dell’escavatore
le ‘riesuma’ a quello in cui cadono sul pianale dei camion. Superati indenni gli scossoni del
viaggio, un’ultima sollecitazione attende i residuati, allora che il camion, giunto in discarica, si
disfa del proprio carico. Per molta gente, quella che sembra ‘routine’ è invece una specie di
roulette russa, sia pure a fronte di un numero di possibilità a favore piuttosto alto. Ma non è il caso
di sfidare troppo a lungo la sorte. Le discariche non contengono solo veleni.
italointeresse@alice.it

Quelle "schegge assassine" che colpiscono ancora

di MARIO GIANFRATE

Sono anni che Giovanni Lafirenze, quasi un profeta nel deserto, porta avanti una campagna di sensibilizzazione sui pericoli dei residuati bellici, di cui, a distanza di quasi settant’anni dalla fine della guerra, è ancora disseminato il suolo nazionale.
Gli ordigni inesplosi sono, infatti, a distanza di tempo, causa di tragedie nelle quali, vittime innocenti, sono stati i bambini – ma anche adulti – che, avendo rinvenuto l’oggetto metallico, per curiosità e per gioco, nel maneggiarlo sono saltati per aria sfracellati.
   Oggi le bombe da innescare sono quelle, per lo più da bombardamento o mine sotterrate sotto il terreno: quello che, comunque è evidente è che l’azione di bonifica del territorio non debba conoscere rallentamenti o interruzioni per prevenire drammi umani.
   Lafirenze, barese, di mestiere fa proprio questo: disinnescare le bombe. E lo fa con professionalità, unendo, insieme alla competenza, passione e follia. Perché sono indispensabili, tutte, per affrontare il rischio, per non guardare il luccichio della falce impugnata dalla morte, per non udirne il suo ghigno maledetto ma per concentrarsi, invece, sul suo “lavoro”.
   Un lavoro nel quale si mette, ogni volta, a repentaglio la propria vita, per salvarne delle altre.

Fonte:
http://www.ilsudest.it/cultura-menu/55-cultura/972-quelle-qschegge-assassineq-che-colpiscono-ancora.html


venerdì 23 dicembre 2011

Nel secolo trascorso l'Italia...

 Nel secolo trascorso l'Italia partecipa e subisce due guerre mondiali in grado di trasformarla in una discarica bellica tanto per ordigni utilizzati ed inesplosi, quanto per munizioni volutamente affondate o sepolte nel corso di ritirate militari. A distanza di tanti anni questi oggetti del passato non perdono la propria capacità detonante, eclatanti esempi le bombe esplose nel territorio di Ostiglia (MN), nel 2003 e in località Cervinara (AV) nel 2006 nei pressi del Cimitero del paese. In entrambi i casi le impreviste detonazioni avvengono nella notte. Ad Ostiglia la Magistratura chiude l'inchiesta nel 2010. Sempre nel 2006 un ragazzino di undici anni residente a Reggio Calabria inconsapevolmente raccoglie un piccolo residuato bellico risalente alla seconda guerra mondiale, l'oggetto esplode e proietta sul corpo del bimbo piccole, violente e roventi schegge che uccidono il ragazzino. Ancora un esempio: il 19 giugno del 2007 una macchina escavatrice esegue alcune operazioni di carotaggio (Cosenza), ma urta una bomba sepolta a meno tre metri. I residuati bellici nel corso degli anni continuano a ferire ed uccidere: ad Asiago nel 2007 perde la vita un uomo di 49 anni, nel 2008 a Bologna un sessantanovenne, il 5 ottobre del 2008 un giovane meccanico residente a Crocetta del Montello, tenta di estrarre un pezzo di ferro incastrato tra gli ingranaggi di una fresa, utilizzando dell'acetilene, il giovane non comprende che il pezzo di ferro altro non è che un residuato bellico. I frammenti del piccolo ordigno travolgono il ragazzo che muore all'istante. Altre tragedie di questo genere nel tempo coinvolgono cittadini residenti nei Comuni di Bolzano, Pisa, Udine, Treviso ecc... I residuati bellici non sempre uccidono, feriscono o producono danni, il più delle volte creano emergenze in grandi o piccole città, infatti i Reggimenti Genio EOD ( Explosive Ordnance Disposal ) dell'Esercito sono costantemente impegnati in operazioni di bonifica su tutto il territorio nazionale. Ovviamente non posso tralasciare l'impegno profuso dagli uffici BCM (Bonifica Campi Minati) sempre dell'Esercito (Napoli e Padova), costantemente impegnati a seguire ogni lavoro di bonifica preventiva, come ho sempre affermato, sia i gruppi EOD, quanto i nuclei BCM sono uomini in grado di restituire serenità laddove il residuato crea paura terrore, emergenza. Tutto ciò naturalmente è la quotidianità di questi uomini in grado di bilanciare e valutare con grande professionalità stabilità meccaniche o chimiche di ogni residuato bellico del tipo esplodente, ma un cittadino ben distante da questi argomenti se dovesse involontariamente esporsi a pericoli di questo tipo come può difendersi...? Principalmente cerchiamo di comprendere i luoghi a rischio: Vecchi ponti ferroviari, stradali su torrenti o fiumi, boschi o pinete nei pressi di polveriere in disuso (vedi Codroipo e non solo), le scarpate stesse dei corsi d'acqua, luoghi di leggendarie battaglie: sbarco Sicilia, Salerno, Anzio, Cassino, San Pietro infine, Ortona, tutti i comuni coinvolti in feroci battaglie di terra della seconda  (linea Gustav, Gotica, ecc...) o prima della guerra mondiale, come Asiago, l'Isonzo, l'Adamello, Montello, Tagliamento, Vittorio Veneto, Piave, ecc... Le categorie a rischio sono cacciatori, agricoltori, pescatori, lavoratori edili in fase di scavo, sub, recuperanti di cimeli storici, ecc... Tutte queste figure (per operai altro discorso) nel momento in cui credono di riconoscere un residuato bellico non devono subire alcuna curiosità, non devono toccare nulla, se in possesso di un cellulare possono allertare e segnalare il casuale rinvenimento alle autorità competenti della zona (113/112). Più complesso è il rinvenimento di un residuato bellico nel mezzo di opere edilizie in grandi città, in questo caso la direzione lavori o i responsabili della sicurezza devono immediatamente sospendere ogni attività nel cantiere stesso ed allertare con grande sollecitudine la Forze dell'Ordine, queste ultime in tempo reale giungono sul posto, recintano l'ordigno, contemporaneamente comunicano alla Prefettura il ritrovamento della “bomba”. Concludo queste righe ricordando che non sempre i residuati bellici sono di natura esplodente, anzi non è raro rinvenire granate o quant'altro a caricamento chimico: Fosforo, Yprite, Fosgene e tanti altri gas (polemiche Molfetta docet).


Giovanni Lafirenze    

Amministratore del portale web www. Biografiadiunabomba.it
Autore de “La mia Bonifica” e “Schegge Assassine” Florestano Edizioni Bari

mercoledì 7 dicembre 2011

Residuati bellici in Italia: lo scarso interesse dei media

Ecco uno squarcio della situazione italiana in materia di residuati e bonifica bellica. Nel nostro paese vi sarebbero ancora centinaia di bombe inesplose risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. Ce ne parla Giovanni Lafirenze, bonificatore e autore del libro “Schegge Assassine”.

Di Lorena Perchiazzi 
 Non tutti sanno che il nostro Bel Paese è in realtà completamente permeato da residuati bellici esplodenti, sepolti o affondati, risalenti soprattutto alla Seconda Guerra Mondiale. Allora, infatti, dai B-17, dai Lancaster e in seguito dai Messerschmitt furono lanciate una titanica quantità di bombe d’aereo, molte delle quali tuttora inesplose, e al termine della guerra con molta probabilità ogni esercito ha poi abbandonato e sotterrato le munizioni che non erano state utilizzate e che costituiscono oggi un grave pericolo oltre che per l’ambiente, anche per tutti coloro i quali vivono in determinate aree: questi ordigni inesplosi, disposti nelle maniere più impensate e per le ragioni più disparate erano, e sono, in grado di scoppiare al minimo urto e di distruggere tutto ciò che è presente nel loro raggio d’azione. Ad Asiago, nell’Alto Friuli, nel Carso e in altri luoghi della Prima Guerra Mondiale, addirittura, ancora scoppiano le granate e gli ordigni lasciati dal 1915 al 1918. A Milano, a Roma, a Treviso, a Bologna, a Firenze e in tante altre città, dopo ogni bombardamento, erano segnalate alle Autorità le posizioni e le presenze delle bombe d’aereo che non erano scoppiate. A partire dal 1945 era dunque evidente la necessità d’inertizzare ed eliminare le bombe inesplose: così, localmente, cominciarono a formarsi gruppi autonomi di volontari, il più delle volte radunati dai Comuni delle città bombardate, i quali diedero l’avvio a questa prima fase di bonifica bellica. Si trattava di civili, guidati da esperti ex genieri ed ex artificieri militari, o anche improvvisati, che poi, lavorando, affinarono l’esperienza e l’arte e divennero, se superstiti, specializzati in questo lavoro. Numerosi civili e molti professionisti hanno perso la vita investiti dalle schegge roventi o sono rimasti feriti e mutilati. Pur subendo drastiche diminuzioni per i numerosi incidenti e le dimissioni dei meno qualificati, questi centri incrementarono il numero dei rastrellatori e la quantità degli interventi bonificatori.  Sono nate, così, le scuole BCM (inizialmente a Capua, Viterbo, Chieti, Orbetello, Spoleto, in seguito anche a Campobasso, Forlì ) e in seguito è nata l’indispensabile figura della “Sezione BCM”, la quale segue, coordina, addestra e collauda i lavori di bonifica bellica, e che è sostenuta, ancora oggi, dai Reparti BCM di Napoli e Padova. Per rendersi conto della gravità del problema, che non riguarda soltanto il periodo immediatamente post bellico, ma che è tuttora reale, basti vedere che gli ultimi episodi di rinvenimento di ordigni inesplosi sono molto recenti: lo scorso 28 novembre, ad esempio, un ordigno bellico di fabbricazione inglese, risalente alla seconda guerra mondiale, è stato scoperto a Mariotto, una frazione di Bitonto, in provincia di Bari, e disinnescato dai artificieri dei carabinieri. Erano stati agenti della Polizia Municipale a segnalare la presenza dell’ordigno, modello 36m ‘Mills’, nelle vicinanze di un deposito. I carabinieri artificieri del reparto operativo del comando provinciale di Bari hanno quindi fatto brillare l’ordigno e messo in sicurezza l’intera area.
Data la scarsa informazione sull’argomento, ai meno esperti verrà spontaneo domandarsi come possa un residuato bellico esplodere a distanza di tanti anni. Semplice la risposta: ogni residuato bellico ( bombe d’aereo, granate, bombe da mortaio) contiene esplosivo, il quale raramente perde del tutto la propria capacità detonante, come dimostrano gli ultimi episodi: nel maggio del 2003 ad Ostiglia, di notte, esplode una bomba d’aereo che abbatte due cascine del luogo, mentre nell’aprile del 2006 nei pressi del Cimitero di Cervinara (AV) è esplosa un’altra bomba, sempre di notte.
Si potrebbe entrare ancor più nello specifico, per quanto riguarda la città di Bari, il cui porto fu bombardato dalla Luftwaffe tedesca un lontano 2 dicembre 1943, quando furono sparpagliate sul fondale del mare ordigni rimasti inesplosi: fino ad ora si suppone che gli involucri contenenti le sostanze tossiche siano ancora integri, con conseguenze disastrose per il mare e l’ambiente circostante.
Giovanni Lafirenze ha affrontato questo difficile argomento nel suo libro-denuncia, “Schegge assassine – Perché la bonifica bellica BCM”, presentato lo scorso 1 dicembre a Bari, a Largo S.Sabino. In questo libro l’autore, oltre a sottolineare la necessità e l’importanza della bonifica bellica in Italia, oltre a citare alcuni articoli di giornale che trattano il rinvenimento di ordigni inesplosi o lo scoppio di quelli recuperati da inesperti, ripercorre la storia di una realtà che non è ancora del tutto conosciuta, soprattutto a causa di una mancanza di informazione,  mirando a informare, dunque, tutti coloro i quali non sono a conoscenza del pericolo rappresentato dagli ordigni inesplosi, che ancora infestano in quantità inquietante il territorio italiano, con tutti i rischi e i pericoli che ne derivano.
Prima che scrittore, lei è un cercatore di bombe. Un mestiere non proprio diffuso e certamente non facile. 
Vero, le nostre ricerche molte volte richieste da aziende, Province, Comuni, in procinto di costruire strade, palazzi, ponti, gasdotti, ecc devono tutelare in materia di sicurezza ogni lavoratore impegnato in queste grandi o piccole opere. Infatti non è possibile esporre i lavoranti al rischio del rinvenimento di un residuato bellico esplodente. Perciò la nostra professione esige da chi la esercita spirito e morale ben orientati a questo scopo.
“Schegge Assassine”: come è nato questo libro? Di cosa si occupa nello specifico e quale messaggio vuole trasmettere?
Quest’ultimo libro nasce per più ragioni e tutte di grande interesse. La prima riflessione del testo è indirizzata a far comprendere il grande pericolo che produce l’inatteso scontro tra pale meccaniche o quant’altro con questi oggetti mortali. Sempre “Schegge assassine” suggerisce al lettore di considerare quando sia sconveniente toccare, spostare, rimuovere bombe e granate visto i numerosi incidenti anche mortali che ancora oggi esse stesse producono. Il testo è anche una risposta al precedente Governo che sarà ricordato da tutti noi per aver abrogato le normative che dal dopoguerra regolamentavano la sfera BCM.
 Ci racconti uno dei suoi ritrovamenti.
Nel corso della mia vita BCM ho trovato migliaia di residuati bellici, il caso più eclatante è rappresentato proprio da un lavoro nei pressi di Sequals (Pordenone) in sei settimane e da una buca di 17 metri per 13 rinveniamo 1003.000 pezzi tra detonatori, spolette, bombe da mortaio e granate in genere di più calibri. Cito il lavoro nei pressi di Udine quando rinvenimmo più di 4000 pezzi tutti ben accatastati e ben conservati. Ricordo le 5 bombe d’aereo di Reggio Emilia, Le 20 bombe sempre d’aereo ma di fabbricazione italiana all’interno del Dal Molin a Vicenza. La bomba razzo rinvenuta a Faenza, ecc…
 Perché è necessaria una bonifica bellica?
La bonifica bellica sistematica o preventiva è (a mio dire) necessaria in quanto rassicura ogni ente ,pubblico o privato che sia, di far operare le maestranze delle proprie ditte in piena sicurezza. Ma non solo, se il residuato bellico è rinvenuto nel corso di operazioni di bonifica BCM l’emergenza già nasce moderata e in piena tranquillità.
La situazione attuale in Italia: quanti ordigni inesplosi ci sono ancora e dove?
L’intero Bel Paese in questa direzione è da considerare a codice rosso. Infatti Prima Guerra Mondiale a parte, l’ultima guerra patita dall’Italia nasce già il giorno successivo alla famosa dichiarazione di guerra, quando dalla Corsica aerei Francesi bombardano alcune città della Toscana e della Liguria. Le incursioni aeree nel tempo diventano del tipo strategico vale a dire si bombarda per distruggere intere aree urbane (teoria dell’italiano Giulio Dohuet). Questi bombardamenti a tappeto in Italia a partire dalla data dello sbarco in Sicilia sono lentamente sostituiti dai bombardamenti tattici i quali risparmiano le nostre città ormai devastate, ma colpiscono i comuni, teatri di guerra di terra. Quest’ultima parte dalla Sicilia lentamente si sposta verso il nord Italia. Per questa serie di motivazioni non esiste un’area del suolo italiano non a rischio, le guerre mondiali trasformano i paesi interessati in vere discariche belliche, terreni colmi di bombe d’aereo, granate, mine, colpi da mortaio ecc…perciò è la stessa storia a suggerire prima di procedere a scavi e quant’altro a richiedere operazioni di bonifica preventiva.
 Quali misure preventive bisognerebbe adottare? È possibile risolvere definitivamente la situazione?
La cosa più urgente a mio parere consiste nel ripristinare le normative rivolte al settore abrogate dal precedente governo. Poi ricordare a tutti (…) che le guerre non terminano mai con strette di mano televisive, ma continuano sepolte, celate da qualche metro di terreno a rappresentare pericoli per le generazioni future. Difatti schegge assassine è la puntuale testimonianza di ciò che affermo. In conclusione le guerre non risparmiano mai né vinti né vincitori.

Fonte:
http://www.articolotre.com/2011/12/residuati-bellici-in-italia-lo-scarso-interesse-dei-media/50421

giovedì 1 dicembre 2011

Convegno sul bombardamento di Bari del 2 dicembre 1943

30/11/2011   Domani, 1 dicembre, alla vigilia del 68° anniversario del bombardamento della città di Bari (avvenuto il 2 dicembre 1943) con conseguente inquinamento ambientale e intossicazione diffusa tra militari e civili per l’yprite, nel capoluogo si terrà un convegno sulla vicenda, nel corso del quale sarà presentato il volume "Schegge assassine" di Giovanni Lafirenze.
Non si tratta dell’ennesimo convegno che tratta quel tipo di argomento, … invece presenta alcune novità: una parte tecnica sostenuta da 2 professionisti degli esplosivi e una parte medica espletata dal dott. Spadavecchia (Eredi della Storia).
Angelo Laneve, precursore dell’argomento, introduce con filmati inediti la vicenda e molto spazio sarà dedicato al dibattito e ad eventuali chiarimenti e delucidazioni che gli ascoltatori esigeranno.
Appuntamento alle 17.30, presso l'I.C.S. Umberto I - San Nicola, Largo San Sabino 1, Bari

di redazione@laltramolfetta.it    

MOSTRA FOTOGRAFICA DEDICATA ALLE VITTIME DELL'URANIO IMPOVERITO

Il 5 novembre alle ore 09.00, presso l'auditorium dell'Istituto d'Istruzione Superiore "Euclide" di Bari (Japigia), l'Associazione di protezione ambientale FARE VERDE ha presentato una mostra fotografica (itinerante) in occasione della Giornata Internazionale indetta dall'ONU per la prevenzione dello Sfruttamento dell'Ambiente in caso di Guerra o conflitto armato. Alla presentazione della mostra sono intervenuti il dott. Domenico Leggiero dell'Osservatorio Militare e l'assistente tecnico BCM. Giovanni Lafirenze esperto in bonifiche da ordigni bellici nonché autore de "La mia bonifica" e "Schegge assassine" Florestano Bari 2011. Il dibattito è stato moderato dall'Avv. Paolo Scagliarini, segretario di Fare Verde per la città di Bari. 06.

MOSTRA FOTOGRAFICA DEDICATA ALLE VITTIME DELL'URANIO IMPOVERITO

Il 5 novembre alle ore 09.00, presso l'auditorium dell'Istituto d'Istruzione Superiore "Euclide" di Bari (Japigia), l'Associazione di protezione ambientale FARE VERDE ha presentato una mostra fotografica (itinerante) in occasione della Giornata Internazionale indetta dall'ONU per la prevenzione dello Sfruttamento dell'Ambiente in caso di Guerra o conflitto armato. Alla presentazione della mostra sono intervenuti il dott. Domenico Leggiero dell'Osservatorio Militare e l'assistente tecnico BCM. Giovanni Lafirenze esperto in bonifiche da ordigni bellici nonché autore de "La mia bonifica" e "Schegge assassine" Florestano Bari 2011. Il dibattito è stato moderato dall'Avv. Paolo Scagliarini, segretario di Fare Verde per la città di Bari. 06.
... PER NON DIMENTICARE….

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