mercoledì 1 agosto 2012

LA BOMBA IN BANCHINA


Non ha torto la dott.ssa Annarita Bova giornalista de La Nuova Ferrara, infatti i nostri fondali (ma non solo) sono colmi di residuati bellici di ogni tipo, genere e caricamento. Qualcuno pensa che conclusa la seconda guerra mondiale in Italia, molte munizioni non utilizzate siano state scaricate tra Adriatico e Tirreno. Da sempre questo portale evidenzia lo stesso problema in terraferma. L’ultima guerra tra operazioni di bombardamento, avanzamenti, ritirate militari colma il paese di residuati bellici, comprese le già micidiali “mine”. Oggi la notizia per mezzo de “la Nuova Ferrara: un villeggiante, un turista di passaggio, quest’ultimo scorge il perverso manufatto a ridosso di una banchina di Porto Garibaldi, nei pressi d’alcune scuole elementari e udite, udite, accanto ad una colonnina per rifornire le imbarcazioni. L’uomo intuisce il momento di grande pericolo, non perde tempo, telefona immediatamente ai Carabinieri di Comacchio. I militari tempestivamente sono sul luogo, increduli identificano il residuato bellico. E’ una bomba d’aereo risalente la seconda guerra mondiale. La recintano, creano aree di sicurezza, la piantonano, allontanano le folle di curiosi, contemporaneamente i Carabinieri tentano di spiegarsi in quale modo la bomba abbia raggiunto il piccolo molo. Non è possibile spostare una bomba d’aereo a mani nude. E’ troppo pesante, fosse pure da 100 libre. Questo particolare dovrebbe escludere la teoria del pescatore, dei pescatori. Non solo, un residuato bellico sommerso in mare da tanti anni muta aspetto, l’involucro si ricopre di piccole alghe, sassolini, sabbia e tanto altro. Altra sembianza assume la bomba se rinvenuta nel sottosuolo del luogo: un corpo sporco, unto di qualcosa di simile all’argilla. Anche in questo caso non sarebbe possibile spostare l’ordigno senza l’aiuto di un mezzo meccanico o idraulico.
Giovanni lafirenze   

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