Di Italo Interesse
Dopo ‘La mia bonifica’, Giovanni Lafirenze torna sul tema della bonifica bellica con una nuova pubblicazione edita da Florestano
Nel 2006 per i tipi dell’editore Florestano usciva ‘La mia bonifica’, un libro a firma di Giovanni Lafirenze, tecnico BMC (Bonifica Campi Minati). A distanza di cinque anni, con caparbietà, l’autore - un barese classe ’59 – torna sull’argomento. ‘Schegge assassine’ (Florestano, 2011) è prosieguo di una personale campagna ...
Nel 2006 per i tipi dell’editore Florestano usciva ‘La mia bonifica’, un libro a firma di Giovanni
Lafirenze, tecnico BMC (Bonifica Campi Minati). A distanza di cinque anni, con caparbietà,
l’autore - un barese classe ’59 – torna sull’argomento. ‘Schegge assassine’ (Florestano, 2011) è
prosieguo di una personale campagna di sensibilizzazione contro l’indifferenza e il pressapochismo
dell’uomo della strada e del Pubblico Amministratore. E’ inquietante la quantità di residuati bellici
in cui ancora incappano agricoltori, operai, pescatori, sub, escursionisti. E’ il risultato –
limitatamente al territorio nazionale – di due guerre mondiali e di una mancata, sistematica azione
di bonifica delle moltissime aree che furono teatro di guerra. Il fatto che più ordigni dormano sotto
terra o sul fondo del mare anche da quasi un secolo non esclude che questi congegni non siano
ancora in grado di “portare a termine la propria missione di morte”. Con puntiglio, Lafirenze
raccoglie le testimonianze più recenti. Il piccolo dossier abbraccia l’intero territorio nazionale.
Vediamo i ‘casi’ pugliesi. Nelle acque di San Cataldo il 24/8/ ’06 viene individuato un siluro. Nel
mare di Palese (18/1/’07) sub rinvengono una bomba d’aereo da 1000 lb di fabbricazione USA.
Ancora in Adriatico, questa volta all’altezza di Capitolo, il 29/8/’07 uomini dello SDAI di Taranto
identificano una bomba torpediniera antisommergibile modello MK6 risalente al secondo conflitto
mondiale. Spostiamoci sulla terraferma. In contrada Rifezza (Gravina) il 3/5/’09 un agricoltore
disseppellisce un altro ordigno. Nel territorio di Lucera (1/8/09) un residuato esplode durante un
incendio di sterpaglie. Tra Francavilla Fontana e Villa Castelli un raccoglitore di rottami trova fra
gli sterpi una bomba anticarro. A Savelletri il caso più interessante, non tanto per la ‘qualità’ del
rinvenuto ma per le scorrettissime modalità di recupero dello stesso : ”Un sub nota una bomba a
amano... la recupera... la posa tra gli scogli... L’ordigno dimenticato incautamente sul posto, viene
trascinato in mare a causa di una mareggiata”. Il ragazzo, ammonisce Lafirenze, non avrebbe
dovuto recuperare nulla, ma usare una semplice boetta di segnalazione o, in alternativa, anche una
bottiglia di plastica, una cima e un sasso come corpo morto. Il tema della leggerezza con cui il non
professionista si accosta al reperto è ripreso più avanti. Quando una ditta addetta al ‘movimento
terra’ (lavori di sterro o di sbancamento) opera dove non si è provveduto ad alcuna opera di
bonifica, può succedere che mescolati a sassi, fango, argilla, sabbia, si celino granate di piccolo e
medio calibro. Ebbene gli addetti ai bulldozer e ai tir non sanno quante volte rischiano la vita per
via delle sollecitazioni che gli ordigni subiscono dal momento in cui la benna dell’escavatore
le ‘riesuma’ a quello in cui cadono sul pianale dei camion. Superati indenni gli scossoni del
viaggio, un’ultima sollecitazione attende i residuati, allora che il camion, giunto in discarica, si
disfa del proprio carico. Per molta gente, quella che sembra ‘routine’ è invece una specie di
roulette russa, sia pure a fronte di un numero di possibilità a favore piuttosto alto. Ma non è il caso
di sfidare troppo a lungo la sorte. Le discariche non contengono solo veleni.
italointeresse@alice.it
Dopo ‘La mia bonifica’, Giovanni Lafirenze torna sul tema della bonifica bellica con una nuova pubblicazione edita da Florestano
Nel 2006 per i tipi dell’editore Florestano usciva ‘La mia bonifica’, un libro a firma di Giovanni Lafirenze, tecnico BMC (Bonifica Campi Minati). A distanza di cinque anni, con caparbietà, l’autore - un barese classe ’59 – torna sull’argomento. ‘Schegge assassine’ (Florestano, 2011) è prosieguo di una personale campagna ...
Nel 2006 per i tipi dell’editore Florestano usciva ‘La mia bonifica’, un libro a firma di Giovanni
Lafirenze, tecnico BMC (Bonifica Campi Minati). A distanza di cinque anni, con caparbietà,
l’autore - un barese classe ’59 – torna sull’argomento. ‘Schegge assassine’ (Florestano, 2011) è
prosieguo di una personale campagna di sensibilizzazione contro l’indifferenza e il pressapochismo
dell’uomo della strada e del Pubblico Amministratore. E’ inquietante la quantità di residuati bellici
in cui ancora incappano agricoltori, operai, pescatori, sub, escursionisti. E’ il risultato –
limitatamente al territorio nazionale – di due guerre mondiali e di una mancata, sistematica azione
di bonifica delle moltissime aree che furono teatro di guerra. Il fatto che più ordigni dormano sotto
terra o sul fondo del mare anche da quasi un secolo non esclude che questi congegni non siano
ancora in grado di “portare a termine la propria missione di morte”. Con puntiglio, Lafirenze
raccoglie le testimonianze più recenti. Il piccolo dossier abbraccia l’intero territorio nazionale.
Vediamo i ‘casi’ pugliesi. Nelle acque di San Cataldo il 24/8/ ’06 viene individuato un siluro. Nel
mare di Palese (18/1/’07) sub rinvengono una bomba d’aereo da 1000 lb di fabbricazione USA.
Ancora in Adriatico, questa volta all’altezza di Capitolo, il 29/8/’07 uomini dello SDAI di Taranto
identificano una bomba torpediniera antisommergibile modello MK6 risalente al secondo conflitto
mondiale. Spostiamoci sulla terraferma. In contrada Rifezza (Gravina) il 3/5/’09 un agricoltore
disseppellisce un altro ordigno. Nel territorio di Lucera (1/8/09) un residuato esplode durante un
incendio di sterpaglie. Tra Francavilla Fontana e Villa Castelli un raccoglitore di rottami trova fra
gli sterpi una bomba anticarro. A Savelletri il caso più interessante, non tanto per la ‘qualità’ del
rinvenuto ma per le scorrettissime modalità di recupero dello stesso : ”Un sub nota una bomba a
amano... la recupera... la posa tra gli scogli... L’ordigno dimenticato incautamente sul posto, viene
trascinato in mare a causa di una mareggiata”. Il ragazzo, ammonisce Lafirenze, non avrebbe
dovuto recuperare nulla, ma usare una semplice boetta di segnalazione o, in alternativa, anche una
bottiglia di plastica, una cima e un sasso come corpo morto. Il tema della leggerezza con cui il non
professionista si accosta al reperto è ripreso più avanti. Quando una ditta addetta al ‘movimento
terra’ (lavori di sterro o di sbancamento) opera dove non si è provveduto ad alcuna opera di
bonifica, può succedere che mescolati a sassi, fango, argilla, sabbia, si celino granate di piccolo e
medio calibro. Ebbene gli addetti ai bulldozer e ai tir non sanno quante volte rischiano la vita per
via delle sollecitazioni che gli ordigni subiscono dal momento in cui la benna dell’escavatore
le ‘riesuma’ a quello in cui cadono sul pianale dei camion. Superati indenni gli scossoni del
viaggio, un’ultima sollecitazione attende i residuati, allora che il camion, giunto in discarica, si
disfa del proprio carico. Per molta gente, quella che sembra ‘routine’ è invece una specie di
roulette russa, sia pure a fronte di un numero di possibilità a favore piuttosto alto. Ma non è il caso
di sfidare troppo a lungo la sorte. Le discariche non contengono solo veleni.
italointeresse@alice.it
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