mercoledì 7 dicembre 2011

Residuati bellici in Italia: lo scarso interesse dei media

Ecco uno squarcio della situazione italiana in materia di residuati e bonifica bellica. Nel nostro paese vi sarebbero ancora centinaia di bombe inesplose risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. Ce ne parla Giovanni Lafirenze, bonificatore e autore del libro “Schegge Assassine”.

Di Lorena Perchiazzi 
 Non tutti sanno che il nostro Bel Paese è in realtà completamente permeato da residuati bellici esplodenti, sepolti o affondati, risalenti soprattutto alla Seconda Guerra Mondiale. Allora, infatti, dai B-17, dai Lancaster e in seguito dai Messerschmitt furono lanciate una titanica quantità di bombe d’aereo, molte delle quali tuttora inesplose, e al termine della guerra con molta probabilità ogni esercito ha poi abbandonato e sotterrato le munizioni che non erano state utilizzate e che costituiscono oggi un grave pericolo oltre che per l’ambiente, anche per tutti coloro i quali vivono in determinate aree: questi ordigni inesplosi, disposti nelle maniere più impensate e per le ragioni più disparate erano, e sono, in grado di scoppiare al minimo urto e di distruggere tutto ciò che è presente nel loro raggio d’azione. Ad Asiago, nell’Alto Friuli, nel Carso e in altri luoghi della Prima Guerra Mondiale, addirittura, ancora scoppiano le granate e gli ordigni lasciati dal 1915 al 1918. A Milano, a Roma, a Treviso, a Bologna, a Firenze e in tante altre città, dopo ogni bombardamento, erano segnalate alle Autorità le posizioni e le presenze delle bombe d’aereo che non erano scoppiate. A partire dal 1945 era dunque evidente la necessità d’inertizzare ed eliminare le bombe inesplose: così, localmente, cominciarono a formarsi gruppi autonomi di volontari, il più delle volte radunati dai Comuni delle città bombardate, i quali diedero l’avvio a questa prima fase di bonifica bellica. Si trattava di civili, guidati da esperti ex genieri ed ex artificieri militari, o anche improvvisati, che poi, lavorando, affinarono l’esperienza e l’arte e divennero, se superstiti, specializzati in questo lavoro. Numerosi civili e molti professionisti hanno perso la vita investiti dalle schegge roventi o sono rimasti feriti e mutilati. Pur subendo drastiche diminuzioni per i numerosi incidenti e le dimissioni dei meno qualificati, questi centri incrementarono il numero dei rastrellatori e la quantità degli interventi bonificatori.  Sono nate, così, le scuole BCM (inizialmente a Capua, Viterbo, Chieti, Orbetello, Spoleto, in seguito anche a Campobasso, Forlì ) e in seguito è nata l’indispensabile figura della “Sezione BCM”, la quale segue, coordina, addestra e collauda i lavori di bonifica bellica, e che è sostenuta, ancora oggi, dai Reparti BCM di Napoli e Padova. Per rendersi conto della gravità del problema, che non riguarda soltanto il periodo immediatamente post bellico, ma che è tuttora reale, basti vedere che gli ultimi episodi di rinvenimento di ordigni inesplosi sono molto recenti: lo scorso 28 novembre, ad esempio, un ordigno bellico di fabbricazione inglese, risalente alla seconda guerra mondiale, è stato scoperto a Mariotto, una frazione di Bitonto, in provincia di Bari, e disinnescato dai artificieri dei carabinieri. Erano stati agenti della Polizia Municipale a segnalare la presenza dell’ordigno, modello 36m ‘Mills’, nelle vicinanze di un deposito. I carabinieri artificieri del reparto operativo del comando provinciale di Bari hanno quindi fatto brillare l’ordigno e messo in sicurezza l’intera area.
Data la scarsa informazione sull’argomento, ai meno esperti verrà spontaneo domandarsi come possa un residuato bellico esplodere a distanza di tanti anni. Semplice la risposta: ogni residuato bellico ( bombe d’aereo, granate, bombe da mortaio) contiene esplosivo, il quale raramente perde del tutto la propria capacità detonante, come dimostrano gli ultimi episodi: nel maggio del 2003 ad Ostiglia, di notte, esplode una bomba d’aereo che abbatte due cascine del luogo, mentre nell’aprile del 2006 nei pressi del Cimitero di Cervinara (AV) è esplosa un’altra bomba, sempre di notte.
Si potrebbe entrare ancor più nello specifico, per quanto riguarda la città di Bari, il cui porto fu bombardato dalla Luftwaffe tedesca un lontano 2 dicembre 1943, quando furono sparpagliate sul fondale del mare ordigni rimasti inesplosi: fino ad ora si suppone che gli involucri contenenti le sostanze tossiche siano ancora integri, con conseguenze disastrose per il mare e l’ambiente circostante.
Giovanni Lafirenze ha affrontato questo difficile argomento nel suo libro-denuncia, “Schegge assassine – Perché la bonifica bellica BCM”, presentato lo scorso 1 dicembre a Bari, a Largo S.Sabino. In questo libro l’autore, oltre a sottolineare la necessità e l’importanza della bonifica bellica in Italia, oltre a citare alcuni articoli di giornale che trattano il rinvenimento di ordigni inesplosi o lo scoppio di quelli recuperati da inesperti, ripercorre la storia di una realtà che non è ancora del tutto conosciuta, soprattutto a causa di una mancanza di informazione,  mirando a informare, dunque, tutti coloro i quali non sono a conoscenza del pericolo rappresentato dagli ordigni inesplosi, che ancora infestano in quantità inquietante il territorio italiano, con tutti i rischi e i pericoli che ne derivano.
Prima che scrittore, lei è un cercatore di bombe. Un mestiere non proprio diffuso e certamente non facile. 
Vero, le nostre ricerche molte volte richieste da aziende, Province, Comuni, in procinto di costruire strade, palazzi, ponti, gasdotti, ecc devono tutelare in materia di sicurezza ogni lavoratore impegnato in queste grandi o piccole opere. Infatti non è possibile esporre i lavoranti al rischio del rinvenimento di un residuato bellico esplodente. Perciò la nostra professione esige da chi la esercita spirito e morale ben orientati a questo scopo.
“Schegge Assassine”: come è nato questo libro? Di cosa si occupa nello specifico e quale messaggio vuole trasmettere?
Quest’ultimo libro nasce per più ragioni e tutte di grande interesse. La prima riflessione del testo è indirizzata a far comprendere il grande pericolo che produce l’inatteso scontro tra pale meccaniche o quant’altro con questi oggetti mortali. Sempre “Schegge assassine” suggerisce al lettore di considerare quando sia sconveniente toccare, spostare, rimuovere bombe e granate visto i numerosi incidenti anche mortali che ancora oggi esse stesse producono. Il testo è anche una risposta al precedente Governo che sarà ricordato da tutti noi per aver abrogato le normative che dal dopoguerra regolamentavano la sfera BCM.
 Ci racconti uno dei suoi ritrovamenti.
Nel corso della mia vita BCM ho trovato migliaia di residuati bellici, il caso più eclatante è rappresentato proprio da un lavoro nei pressi di Sequals (Pordenone) in sei settimane e da una buca di 17 metri per 13 rinveniamo 1003.000 pezzi tra detonatori, spolette, bombe da mortaio e granate in genere di più calibri. Cito il lavoro nei pressi di Udine quando rinvenimmo più di 4000 pezzi tutti ben accatastati e ben conservati. Ricordo le 5 bombe d’aereo di Reggio Emilia, Le 20 bombe sempre d’aereo ma di fabbricazione italiana all’interno del Dal Molin a Vicenza. La bomba razzo rinvenuta a Faenza, ecc…
 Perché è necessaria una bonifica bellica?
La bonifica bellica sistematica o preventiva è (a mio dire) necessaria in quanto rassicura ogni ente ,pubblico o privato che sia, di far operare le maestranze delle proprie ditte in piena sicurezza. Ma non solo, se il residuato bellico è rinvenuto nel corso di operazioni di bonifica BCM l’emergenza già nasce moderata e in piena tranquillità.
La situazione attuale in Italia: quanti ordigni inesplosi ci sono ancora e dove?
L’intero Bel Paese in questa direzione è da considerare a codice rosso. Infatti Prima Guerra Mondiale a parte, l’ultima guerra patita dall’Italia nasce già il giorno successivo alla famosa dichiarazione di guerra, quando dalla Corsica aerei Francesi bombardano alcune città della Toscana e della Liguria. Le incursioni aeree nel tempo diventano del tipo strategico vale a dire si bombarda per distruggere intere aree urbane (teoria dell’italiano Giulio Dohuet). Questi bombardamenti a tappeto in Italia a partire dalla data dello sbarco in Sicilia sono lentamente sostituiti dai bombardamenti tattici i quali risparmiano le nostre città ormai devastate, ma colpiscono i comuni, teatri di guerra di terra. Quest’ultima parte dalla Sicilia lentamente si sposta verso il nord Italia. Per questa serie di motivazioni non esiste un’area del suolo italiano non a rischio, le guerre mondiali trasformano i paesi interessati in vere discariche belliche, terreni colmi di bombe d’aereo, granate, mine, colpi da mortaio ecc…perciò è la stessa storia a suggerire prima di procedere a scavi e quant’altro a richiedere operazioni di bonifica preventiva.
 Quali misure preventive bisognerebbe adottare? È possibile risolvere definitivamente la situazione?
La cosa più urgente a mio parere consiste nel ripristinare le normative rivolte al settore abrogate dal precedente governo. Poi ricordare a tutti (…) che le guerre non terminano mai con strette di mano televisive, ma continuano sepolte, celate da qualche metro di terreno a rappresentare pericoli per le generazioni future. Difatti schegge assassine è la puntuale testimonianza di ciò che affermo. In conclusione le guerre non risparmiano mai né vinti né vincitori.

Fonte:
http://www.articolotre.com/2011/12/residuati-bellici-in-italia-lo-scarso-interesse-dei-media/50421

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