di MARIO GIANFRATE
Sono anni che Giovanni Lafirenze, quasi un profeta nel deserto, porta avanti una campagna di sensibilizzazione sui pericoli dei residuati bellici, di cui, a distanza di quasi settant’anni dalla fine della guerra, è ancora disseminato il suolo nazionale.
Gli ordigni inesplosi sono, infatti, a distanza di tempo, causa di tragedie nelle quali, vittime innocenti, sono stati i bambini – ma anche adulti – che, avendo rinvenuto l’oggetto metallico, per curiosità e per gioco, nel maneggiarlo sono saltati per aria sfracellati.
Oggi le bombe da innescare sono quelle, per lo più da bombardamento o mine sotterrate sotto il terreno: quello che, comunque è evidente è che l’azione di bonifica del territorio non debba conoscere rallentamenti o interruzioni per prevenire drammi umani.
Lafirenze, barese, di mestiere fa proprio questo: disinnescare le bombe. E lo fa con professionalità, unendo, insieme alla competenza, passione e follia. Perché sono indispensabili, tutte, per affrontare il rischio, per non guardare il luccichio della falce impugnata dalla morte, per non udirne il suo ghigno maledetto ma per concentrarsi, invece, sul suo “lavoro”.
Un lavoro nel quale si mette, ogni volta, a repentaglio la propria vita, per salvarne delle altre.
Fonte:
http://www.ilsudest.it/cultura-menu/55-cultura/972-quelle-qschegge-assassineq-che-colpiscono-ancora.html
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